Papa Francesco è tornato a Bari per concludere i lavori di ‘Mediterraneo, frontiera di Pace’ che ha riunito i vescovi cattolici del Mediterraneo (Ph. B.Minafra)

La Chiesa compie quotidianamente gesti profetici, straordinari nell’offrire quegli spazi di riflessione, di meditazione, di incontro, di possibili mediazioni, capaci di provocare un reale, concreto spostamento di equilibri con la sola forza della ragione, della partecipazione. Papa Bergoglio, fin dall’inizio del suo Pontificato, si è esposto in prima persona come grande tessitore di pace. 
In questo quadro si inserisce l’incontro dei vescovi cattolici di “Mediterraneo, frontiera di pace” che si è svolto a Bari e si è concluso con la partecipazione di Papa Francesco. Si è sviluppato sulla linea del richiamo all’assunzione di responsabilità, per contribuire a ripudiare assieme alla guerra, la teoria dello scontro di civiltà e di religioni, di contrapposizioni tra Occidente e Oriente, Islam e Cristianesimo. 

Il Papa, nel tornare a Bari a distanza di appena 20 mesi, ha ricordato la sua precedente visita nel capoluogo pugliese il 7 luglio 2018 per l’incontro con i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente.  Quella è stata “la prima volta dopo lo scisma, c’erano proprio tutti. E oggi – ha detto – siamo qui riuniti ancora, la prima volta di tutti i vescovi del Mediterraneo”.
“Trovo significativa – ha  sottolineato – la scelta di tenere questo incontro nella città di Bari, così importante per i legami che intrattiene con il Medio Oriente come con il continente africano, segno eloquente di quanto radicate siano le relazioni tra popoli e tradizioni diverse. La diocesi di Bari, poi, da sempre tiene vivo il dialogo ecumenico e interreligioso, adoperandosi instancabilmente a stabilire legami di reciproca stima e di fratellanza. Potremmo chiamare Bari capitale dell’unità”. 

L’antico ideale cristiano della Pace, calato nella scottante  centralità del Mare Nostrum, “il mare del meticciato, culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione”, diviene così un’aspirazione non solo mistica, astratta, ma un’aspirazione razionale plausibile, che si lega in maniera inestricabile con il tema della giustizia, della percezione dei diritti umani. Non si tratta qui di un vuoto pacifismo di maniera, ma di un pacifismo nuovo, razionale, criticamente fondato, che assume dentro di sè le ragioni della politica. Perché, come dice  Spinoza, “la pace…  è  una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia nella giustizia”.

Il No alla guerra di Papa Francesco diviene un no alla logica perversa dell’amico-nemico, del conflitto di civiltà, che impedisce di spezzare la tensione fra gli Stati. Una logica, che se attivamente perseguita, porta ai terribili  scenari di  distruzione e di autodistruzione di cui siamo purtroppo spettatori. 
Molti gli spunti contenuti nelle parole del Pontefice: tutela delle minoranze e della libertà religiosa, denuncia delle disuguaglianze che creano ingiustizia, dialogo ed accoglienza, il valore inestimabile della pace e la netta condanna della guerra “fallimento di ogni progetto umano e divino”.

“La guerra – ha sottolineato  il Papa- che orienta le risorse all’acquisto di armi e allo sforzo militare, distogliendole dalle funzioni vitali di una società, quali il sostegno alle famiglie, alla sanità e all’istruzione, è contraria alla ragione, secondo l’insegnamento di san Giovanni XXIII. In altre parole, essa è un’autentica follia, perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche. È una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare: mai la guerra potrà essere scambiata per normalità o accettata come via ineluttabile per regolare divergenze e interessi contrapposti. Il fine ultimo di ogni società umana rimane la pace, tanto che si può ribadire che non c’è alternativa alla pace, per nessuno”. 

Nell’incontro di Bari,  dopo l’introduzione del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, Papa Francesco ha  ribadito: “Oggi l’area del Mediterraneo è insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra, sia nel Medio Oriente, sia in vari Stati del nord Africa, come pure tra diverse etnie o gruppi religiosi e confessionali; né possiamo dimenticare il conflitto ancora irrisolto tra israeliani e palestinesi, con il pericolo di soluzioni non eque e, quindi, foriere di nuove crisi. Vorrei aggiungere il grande peccato di ipocrisia: quando nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai paesi in guerra. Questa è la grande ipocrisia” .

Altro tema è stato quello dell’accoglienza e di una dignitosa integrazione “tappe di un processo non facile, tuttavia, è impensabile poterlo affrontare innalzando muri”.
Papa Francesco nel suo discorso nella Basilica di San Nicola ai 60 vescovi provenienti da 20 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che per cinque giorni si sono confrontati su vari temi, ha anche detto a proposito dei nazionalismi: “A me fa paura quando ascolto qualche discorso di alcuni leader delle nuove forme di populismo, mi fa paura sentire discorsi che seminano paura e odio,  mi ricordano  i discorsi che si sentivano negli anni ’30 del secolo scorso. In tale modo, piuttosto, ci si preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore e che costituisce sempre un’occasione di crescita”.

Con delicata fermezza, generosità, disponibilità e nel contempo con la forza, l’energia spirituale e la capacità di incidere nella Storia che solo l’intelligenza del cuore, il senso di giustizia, la santità  possono  dettare,  Francesco non ha paura di affrontare nodi irrisolti, di farsi carico di responsabilità millenarie. Instancabile costruttore di pace, profeta del futuro, ha da  subito intuito che la riconciliazione religiosa può divenire il preludio di quella politica e sociale.

Al termine dell’incontro di Bari, dopo le parole di ringraziamento dell’arcivescovo di Algeri monsignor Paul Desfarges, presidente della Conferenza episcopale regionale del Nordafrica, il Papa ha salutato i vescovi, è sceso nella cripta per venerare le reliquie di San Nicola e salutare la Comunità dei Padri Domenicani che custodiscono la Basilica pontificia. Quindi, uscendo sul sagrato, dove si intonavano canti di pace, ha rivolto un saluto a quanti lo attendevano, prima di trasferirsi nel cuore della città affacciata sul mare con la papamobile per la concelebrazione della Messa, dove, assieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo attendevano più di 40mila fedeli che hanno sfidato la paura del Coronavirus.

Tre giorni dopo, in occasione del Mercoledì delle Ceneri che dà avvio al periodo quaresimale, il Pontefice si è rivolto ai circa 12 mila fedeli presenti all’udienza generale in Piazza San Pietro, a Roma. Spiegando il senso del cammino dei quaranta giorni verso la Pasqua, “cuore dell’anno liturgico e della fede” ha detto: questo è il tempo per “spegnere la televisione e aprire la Bibbia, staccarci dal cellulare e connetterci al Vangelo”.

Nel corso dell’udienza ha parlato anche dell’epidemia di Coronavirus, esprimendo la sua vicinanza “ai malati, agli operatori sanitari che li curano, come pure alle autorità civili con tutti coloro che sono impegnati a fermare il contagio”.

Poi nella prima domenica di Quaresima, ai fedeli che si sono riuniti sotto la sua finestra, anche se in numero minore rispetto al solito, molti dei quali muniti di  mascherina e che per raccogliersi in piazza hanno seguito nuove disposizioni anti-assembramenti e controlli con termo-scanner, ha detto: “Ho il raffreddore, non parteciperò agli esercizi spirituali della Curia romana ad Ariccia”.
Un affaticamento visibile che ha determinato un rallentamento degli impegni quotidiani ma che, visti i numeri crescenti dei contagi causati dal virus partito dalla Cina, ha generato una preoccupazione diffusa tanto che nei giorni successivi, è dovuto intervenire il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni. In relazione all’ipotesi che sul pontefice 83enne fosse stato fatto anche un tampone anti Covid-19, con esito negativo, Bruni ha detto: “Il raffreddore diagnosticato al Santo Padre nei giorni scorsi sta facendo il suo corso, senza sintomi riconducibili ad altre patologie. Nel frattempo Papa Francesco celebra quotidianamente la Santa Messa e segue gli esercizi spirituali che si stanno svolgendo presso la Casa Divin Maestro ad Ariccia”.


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