Lontana da qualsiasi stereotipo o cliché che solitamente rivestono i cantanti lirici, Elisabetta Russo, soprano calabrese trapiantata a Los Angeles, che vanta collaborazioni con artisti di fama  internazionale, sta rivoluzionando ogni preconcetto della sua antica arte.
 
Elisabetta ammette il ruolo fondamentale della genetica nell’impostazione della sua voce naturalmente di grande estensione,  ma riuscire a diventare ciò che è lei oggi rappresenta una sfida incessante, continua, con ostacoli da superare di ogni tipo, a cominciare da quelli economici che l’hanno in parte spinta a Los Angeles. “Ho lasciato tutto in nome di questo sogno”, confessa Elisabetta, aggiungendo  che “in Italia molti teatri sono stati chiusi, il governo ha tagliato i fondi e molti artisti non riescono ad essere pagati”.
 
Arrivata quindi nel nuovo continente con lo scopo di promuoversi,  ha poi deciso di trasferirsi a Los Angeles. “L’America è stata una bellissima sorpresa, è tutto molto più semplice, la comunicazione , diretta ed essenziale,  mi ha permesso di contattare personalmente produttori, musicisti e direttori di fama internazionale semplicemente attraverso il web”, spiega Elisabetta.
 
Dopo aver partecipato come special guest ad un festival hollywoodiano, è stata notata da un agente degli  Hollywood Music Awards che l’ha invitata a partecipare alla competizione che ha poi vinto nel 2011 come migliore voce femminile. La vittoria è stata completamente inaspettata per Elisabetta, in quanto si è trovata a gareggiare con tutti i generi musicali, ed anche per questo la soddisfazione è stata ancora più grande. “È stata una settimana da favola”, ricorda Elisabetta, “l’accoglienza e la preparazione sono state da vera star hollywoodiana: interviste sul red carpet, la limousine, l’abito da sera”.
 
Elisabetta ha continuato a rinnovarsi e proporsi in nuove e diverse vesti e collaborazioni come quella con i Bridge, duo di violoncellisti a metà tra il classico e il moderno, e la nascita del DuoRusso, un gioco di parole in quanto la parola “Russo” esprime sia il cognome di Elisabetta che la nazionalità di Vladimir Khomyakov, pianista russo vincitore di numerosi concorsi che sarà possibile ascoltare molto presto a Los Angeles: si esibirà infatti insieme ad Elisabetta Sabato 1 Marzo, in occasione del 106esimo anniversario de L’Italo-Americano, dove incontrerà un pubblico italiano ed americano.
 
Quest’ultimo, secondo Elisabetta, è capace di emozionarsi  e di farlo in modo semplice e trasparente, “ un pubblico che si appassiona, vive le emozioni e le esterna” trasmettendo entusiasmo, positività ed incoraggiamento, che forse anche a causa di un pubblico dal carattere più riservato si vedono  raramente in Italia. Qui negli Stati Uniti il pubblico si avvicina e ti ringrazia piangendo, ed in quanto artista il mio fine primario è comunicare”.  E per Elisabetta sapere di aver compiuto tale missione è motivo di enormi soddisfazioni ed è ciò che la spinge a continuare e a volersi rinnovare e lanciare nuove sfide per nuovi traguardi artistici. 
 
Per Elisabetta è impossibile rilassarsi: la ricerca di nuove collaborazioni deve essere una costante. Al contrario di molti altri artisti per i quali esiste solo il teatro, per Elisabetta il rinnovamento è una necessità, una componente essenziale. Elisabetta non vuole abbandonare l’aspetto classico del suo canto, ma la ricerca di nuove collaborazioni che per Elisabetta sono stata rese ancora più stimolanti ed interessanti dagli ambienti hollywoodiani che hanno favorito la collaborazione con Lee Curreri, probabilmente molto più conosciuto con il nome del personaggio da lui interpretato nella serie televisiva  degli anni ’80 Saranno Famosi,  Bruno Martelli, un ruolo che ha scaldato il cuore di tanti spettatori.
 
Elisabetta descrive Lee,- con cui ha registrato alcuni pezzi inediti presto in uscita, come una persona “di una generosità e una semplicità sconvolgenti: mentre registravamo nella sua sala personale mi è sembrato di toccare il cielo con un dito”, racconta Elisabetta, ed è proprio questo che la rende un’artista assolutamente unica nel suo genere. 
 
Nonostante ritenga il “rimanere con i piedi per terra” una tra le più grandi difficoltà del suo lavoro, l’umiltà di Elisabetta è disarmante, per un’artista che ha già lavorato con artisti del calibro di Andrea Bocelli, di  cui ricorda il sacrificio, la fatica, la sensibilità e l’umiltà nel cantare anche per beneficenza. Una lista che comprende Bruno Aprea, Luigi de Filippi, Marco Boemi, Gianna Fratta, Ennio Morricone, Nicola Piovani e David Foster, che ricorda come ”un artista versatile, uno show man”, accenna Elisabetta, conosciuto direttamente sul palco senza la possibilità di alcuna prova, aneddoto candidamente rivelato al pubblico, a cui Foster ha seppur scherzosamente dichiarato di non stare per dare inizio ad un concerto ma ad una prova, in quanto era davvero la prima volta che si incontravano per mancanza di tempo. 
 
“Esibirsi sul palcoscenico ti dà la possibilità di vivere molte vite”, ma allo stesso tempo rende difficile incanalare la propria di vita, con tutti i sentimenti e tutte le emozioni che si vivono quotidianamente e che non possono trapelare sul palcoscenico ma che tengono Elisabetta fortemente ancorata a una realtà a volte magica, spesso dura, ma che vale sempre la pena vivere a pieno.

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