Per descrivere il Parco del Gargano mi sembrano perfette  le parole di Giuseppe Ungaretti: “Il Gargano è il monte più vario che si possa immaginare. Ha nel suo cuore la Foresta Umbra, con faggi e cerri che hanno 50 metri d’altezza e un fusto d’una bracciata di 5 metri, e l’età di Matusalemme; con abeti, aceri, tassi; con un rigoglìo, un colore, l’idea che le stagioni si siano incantate in sull’ora di sera; con caprioli, lepri, volpi che vi scappano di fra i piedi; con ogni gorgheggio, gemito, pigolìo d’uccelli… “.
 
Il Parco nazionale del Gargano è un’area naturale protetta dal 1991, nell’estrema parte nord-orientale, definita “Sperone d’Italia”. Località da visitare sono  Monte Sant’Angelo, Mattinata e Manfredonia. La prima è conosciuta in tutto il mondo per la sua storia religiosa, divenendo meta d’obbligo nei pellegrinaggi micaelici. Santi, imperatori, papi, re o semplici fedeli sono giunti fin qui per inginocchiarsi davanti all’altare dell’Arcangelo Michele. Il centro abitato è il più elevato del Gargano con 843 metri ed è situato in una mirabile posizione panoramica su uno sperone a sud del promontorio, con vista mozzafiato aperta ad ovest sul Tavoliere e a sud sul golfo di Manfredonia. Sede del Parco Nazionale del Gargano e Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco dal 2011, la vita della cittadina è concentrata intorno al Santuario di San Michele Arcangelo, realizzato tra il V-VI secolo quando, secondo la tradizione, sarebbero avvenute le apparizioni dell’arcangelo in una grotta.  I Longobardi, che in quel periodo dominavano nell’Italia meridionale, ne fecero il loro santuario nazionale. In breve tempo divenne un centro rinomato in tutta la Cristianità e meta obbligata, non solo per i pellegrini di tutta Europa, ma anche per i Crociati.
Il castello di Monte Sant’Angelo rappresenta una ”narrazione storica” plurisecolare, testimoniando ancora oggi l’alternanza di dominazioni, popoli e stili architettonici. Adagiato nel Parco Nazionale del Gargano, il maniero fu edificato dai longobardi per ampliarsi poi sotto la dominazione normanna, quando furono erette la torre dei Giganti e la torre Quadra. 
Fu Federico II di Svevia, invece, a far costruire la cosiddetta sala del tesoro. Guardandola oggi, la fortificazione evidenzia soprattutto l’influenza degli Aragonesi che, per difendersi da attacchi nemici, costruirono il torrione a forma di mandorla e il fossato che precede il portale di ingresso.
 
A Mattinata, la necropoli-santuario di Monte Saraceno, circondata dall’antichissima Matino, conserva le più mirabili testimonianze dei Dauni. Una civiltà pacifica, dedita all’agricoltura, alla caccia ed alla pesca: chiusa nell’intimo tribale fino all’autoestinzione. Poco al di sopra della strada, tra il rosmarino e la macchia, appena sferzate dal tempo, s’intravedono, in serie quasi continua, le prime delle oltre 500 tombe della necropoli, incavate nella roccia calcarea a forma di utero o borsa. Infatti, ospitavano la salma rannicchiata, secondo i riti delle zone di origine euroasiatiche. In cima si mostrano scoperte, come delle cavità, ma erano comunque presenziate da segnacoli in pietra: teste, steli, scudi o falli. Nelle tombe, sparse su gran parte del Monte, sono stati rinvenuti casi dauni e predauni, fibule illiriche, fogliate e ad aree, manufatti di ambra e vaghi di pasta vitrea. All’estremità del Monte, s’intravede la millenaria via sacra dei Dauni che collega con il mare sottostante.
 
A Manfredonia, che deve il suo nome a Manfredi di Sicilia, figlio dell’imperatore Federico II, che la fondò nel XIII secolo meritano una visita la cappella della Maddalena, risalente al XII secolo, e, in località Siponto, il Museo Etnografico. Ottima ovunque la cucina locale, basata su sapori tipici di mare e di terra: la si può gustare alla Locanda del Maniscalco a Mattinata, al ristorante Medioevo di Monte Sant’Angelo e al Gente di mare di Manfredonia.
 

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