La piazza di Lodi (Ph Laura Rossi)

Appena fuori Milano la campagna, che sembra dominare ovunque, viene interrotta da alcune cittadine che non hanno il traffico e il movimento della città meghina, ma che per bellezza e ricchezza di monumenti non sono da meno. Laddove ci si incammina per le collina, poco prima che il terreno incominci ad ondularsi, appare Lodi. La grande piazza principale, i bar dove ci si siede a bere un caffè senza fretta, magari parcheggiando la bicicletta in un angolo, sembrano voler presentare la piacevolezza di vivere in realtà urbane che sono più a misura d’uomo.  

Camminando per le vie di Lodi, fra porticati e negozi, quasi non ci si accorge di alcuni tesori nascosti  che la città offre. Uno tra essi è il tempio civico della Beata Vergine, conosciuto  come il tempio dell’Incoronata. Questo monumento è una delle maggiori testimonianze del rinascimento lombardo. Il colore predominante dei suoi interni è l’oro e l’effetto visivo è assicurato. La sua struttura originaria risale al 1488, ma divenne un vero e proprio bacino di opere di artisti che operarono a Lodi dal 400 all’800. Una raccolta che si potrebbe definire unica nel suo genere per la preziosità  e per la bellezza artistica.  

Questo monumento è anche un esempio di costruzione nata da una situazione sociale particolare. Dove oggi sorge questo tempio di culto e arte, un tempo vi era una zona poco raccomandabile. Ogni giorno si potevano vedere delle zuffe e dei duelli. Non mancava nemmeno la prostituzione.  Un vero peccato che un’area centrale fosse così degradata. La leggenda racconta che un giorno un’effigie della Madonna incominciò a piangere: non poteva essere altro che un segno premonitore, e ammonitore al contempo, di un comportamento collettivo più morigerato. In  quel luogo, come segno di espiazione sarebbe dovuto sorgere il nuovo tempio dedicato alla Vergine.  

La necessità reale era di sanificare una zona in degrado: era un piano preciso atto alla riqualificazione del centro storico che, essendo comunque di proporzioni ridotte rispetto alla vicina Milano, non poteva permettersi di avere zone malfamate. La scelta fu vincente visto che non solo il centro di Lodi divenne un piacevole luogo dove passeggiare, ma si ebbe anche un grande monumento che nel corso dei secoli sarebbe diventato una delle maggiori attrazioni turistiche della città.  

Detto e fatto. Fu creato un magnifico tempio nel 1488 grazie a  Giovanni Battaggio, allievo del Bramante e di cui se ne evince il richiamo allo stile.  Il tempio ha delle caratteristiche architettoniche ben diverse dalle classiche chiese a partire dalla sua pianta ottagonale.  Dal punto di vista pittorico, tra i vari nomi illustri conservati un questo tempio, ci sono ben quattro tavole del Bergognone. Sicuramente una delle più degne di nota è l’Annunciazione, che offre uno spaccato di paesaggio tipicamente lodigiano e avvicina lo spettatore al contesto in cui è inserito questo monumento architettonico.   

Se si alzano gli occhi al cielo la cupola divisa in otto parti è di grande effetto. Racchiude le opere di Enrico  Scuri. Siamo nel XIX secolo e  lo stile che si osserva è differente da quello del Bergognone. Impressionante pensare che due pittori così diversi siano solo a  un metro di distanza! Ma perché fu chiamato tempio e non chiesa? Semplicemente perché a livello gestionale risultava essere sotto il Comune e non sotto la Diocesi. Resta comunque un luogo sacro sia per l’aspetto religioso che artistico e uno dei vanti di Lodi, sicuramente da non perdere in caso di visita.  


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