Chiamateli rodigini o rovigotti e pensate alle rose. Capoluogo del Polesine, Rovigo deve molto alla cultura. E’ grazie al poeta Ludovico Ariosto che il suo nome latino “Rhodigium” viene associato alla parola greca “rhòdon” ossia rosa. 
 
“La terra, il cui produr di rose Le dié piacevol nome in greche voci”. Inseriti nel poema dell’Orlando Furioso, i versi di Ludovico Ariosto hanno lasciato il segno nella municipalità rodigina che ha scelto proprio la rosa come uno dei simboli della città, lasciando ai visitatori il gusto di scoprire le altre bellezze tipiche del territorio. E tra esse vi sono i canali: Adigetto, Ceresolo, Rezzinella, Zucca, Valdentro, Canalbianco, Pontecchio.
 
Ogni rodigino conosce bene i nomi dei tanti canali artificiali che solcano la griglia cittadina, ricomponendo su scala minore quella che è la geografia tipica che a pochi chilometri verso Est disegna il territorio della provincia: l’inizio del grande Delta del Po. Ogni viaggiatore dovrebbe trovare il tempo di soffermarsi tra le vie cittadine per assaporare questa strana Italia dal passato paludoso e dall’immensa ricchezza fluviale. Storica, naturalistica e gastronomica.
 
Rovigo viene denominata in un documento dell’834 come “Villa” vicino a Gavello nell’incrocio di vecchie strade con il ramo dell’Adige chiamato in periodo più tardo Adigetto, che si staccava da Badia verso sud. Nel 920 viene fortificato dal vescovo di Adria, Paolo Cattaneo, per difendere la sede vescovile dagli assalitori ungari. Finita sotto la giurisdizione degli Estensi, la cittadina nel 954  passò ufficialmente nelle mani della potente famiglia con il Sacro Romano Imperatore Enrico VI. A ricordare la presenza degli estensi è il mastio del castello, conosciuto come “Torre di Donà”, una torre in muratura alta 66 metri e sicuramente la più imponente opera muraria dell’epoca.
 
Nel XV secolo Rovigo divenne territorio della Repubblica di Venezia e tale rimase per tre secoli. Il segno veneziano è ben visibile nella torre civica costruita in Piazza Vittorio Emanuele II e nella colonna con il Leone di San Marco. Su progetto di Francesco Zamberlan, Venezia costruì il tempio della Beata Vergine del Soccorso (conosciuto come Rotonda), il cui interno è ricco di decorazioni e tele raffiguranti i podestà veneziani che vi governarono fino a metà del XVII secolo.
 
Prima dell’inizio della dominazione francese, Rovigo vide l’ampliamento del duomo e la realizzazione di Palazzo Roncale e Palazzo Angeli, due capolavori dell’edilizia privata.
La rivoluzione francese cambiò ancora una volta le carte in tavola consegnando al Regno Austroungarico prima e al Regno d’Italia poi (1866), una città che si arricchì del Teatro Sociale e dell’Accademia dei Concordi.
 

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