Inquinato un chilometro ogni 57 di costa italiana in quest’estate 2013. Sono 130 i campioni risultati contaminati dalla presenza di scarichi fognari non depurati sul totale delle 263 analisi microbiologiche effettuate dal laboratorio mobile di Goletta Verde, la nave di Legambiente che annualmente monitora lo stato di salute dei mari italiani. 
 
Trentaquattro tappe lungo le coste d’Italia, per dar seguito alle tante battaglie in difesa dell’ecosistema marino e del territorio che Legambiente porta avanti dal 1986, denunciando, informando, coinvolgendo i cittadini con l’auspicio di promuovere esempi positivi all’insegna della sostenibilità ambientale. 
In pratica non è pulito quasi il 50 per cento dei punti monitorati lungo i 7412 chilometri di territori costieri toccati dall’imbarcazione ambientalista. 
 
E di questi campionamenti risultati oltre i limiti di legge ben 104, pari all’80%, hanno avuto un giudizio di fortemente inquinato, cioè con concentrazione di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio di quanto consentito.
 
 Il 90% dei punti inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi di depuratori malfunzionanti, che si confermano i nemici numero uno del nostro mare.
In questo quadro a tinte fosche, piuttosto che far fronte alle criticità con progettualità puntuali e definitive, nelle regioni del Mezzogiorno si rischia anche di perdere ben 1,7 miliardi di fondi per opere di adeguamento del sistema di depurazione. Una perdita alla quale si aggiungerebbe una possibile e salatissima multa per la procedura di infrazione che ha portato alla condanna dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva europea sul servizio di depurazione e fognatura. 
 
Soldi che invece potrebbero essere investiti per aprire nuovi cantieri per la depurazione. “Realizzare sistemi efficienti e moderni – dice Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – deve trasformarsi in una priorità nell’agenda politica italiana. È l’ennesima vergogna che questo Paese non merita. Non si tratta più soltanto di difendere fiumi e mari, vera grande risorsa di questa nazione, ma ne va dell’intera economia nazionale, buona parte della quale è basata sul turismo”.
 
Mari e coste italiane finiti nel mirino di sei killer: maladepurazione, estrazioni petrolifere, abusivismo edilizio, consumo di suolo costiero, grandi navi e inquinamento da attività militari. 
 
Nessuna regione è risultata indenne dall’attacco della mala depurazione: un mancato o inadeguato trattamento dei reflui fognari che, stando alle elaborazioni di Legambiente su dati Istat, riguarda ancora il 25% dei cittadini, che scaricano direttamente in mare o indirettamente attraverso fiumi e canali utilizzati come vere e proprie fognature. 
 
Una criticità che non riguarda soltanto i comuni costieri, ma anche quelli dell’entroterra, causata non solo dalla cronica carenza di impianti ma anche dall’apporto del carico inquinante dei reflui che non sono adeguatamente trattati dagli impianti in attività, perché obsoleti o malfunzionanti. 
 

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