Il panorama spettacolare del vulcano più alto d'Europa, l'Etna (Ph Ilario D'Amato da Pixabay)

L’Etna, il più alto vulcano d’Europa e uno dei più attivi, regala periodicamente spettacoli eruttivi di straordinaria bellezza, richiamando così numerosi turisti provenienti da ogni parte del nostro continente, ansiosi di emozionarsi ad ogni boato, preludio di gigantesche fuoriuscite di alte, rosse fiamme, di lava e di cenere che modificano i fianchi della montagna e il paesaggio intorno ad essa.   Sono molti i paesi arrampicati sulle falde del vulcano e, sicuramente tra i più gradevoli, Via-grande gode di ottima posizione.  

Il sovrapporsi di colate laviche che hanno, grazie agli agenti atmosferici, disegnato varie architetture, regalano un’armonica topografia del territorio dominato dal cono avventizio (creazione di edifici di natura lavica) più lontano dal cratere centrale e più vicino al centro abitato che è quello del Monte Serra.   La sua forma a ferro di cavallo, dovuta al crollo di una parete del piccolo cratere seguita a quello del cono centrale, si sposa senza soluzione di continuità con la campagna circostante.   La cima del Monte Serra è accessibile al termine di una scalinata in pietra lavica, composta da ben 350 gradini. La faticosa salita promette, e mantiene, lo spettacolo di un panorama sempre più ampio all’avvicinarsi in cima, che spazia da Taormina sino alle coste ioniche della Calabria.   Sul Monte Serra si trova anche la Casa delle Farfalle, unica struttura di tutto il centro-sud costituita da una grande voliera tropicale dove è stato riprodotto il loro habitat naturale, dove centinaia di lepidotteri dai più svariati colori e dalle diverse dimensioni possono volare liberamente.  

Così i visitatori hanno l’opportunità di osservarle da vicino mentre si nutrono, volano o conducono la loro esistenza senza essere disturbate, promuovendo l’educazione ambientale, imprescindibile caposaldo di convivenza con il territorio che abitiamo.   Tra i più interessanti esemplari la Falena Cobra che ha “rubato” la sagoma e i colori al serpente da cui ha preso il nome per di fendersi dai predatori, oppure la Farfalla Civetta che ha dipinti sulle ali gli occhi del volatile; è anche presente la Farfalla Foglia vero “camaleonte” tra la vegetazione. Da quest’anno è anche possibile visitare gli spazi dedicati al baco da seta e alle Formiche Tagliafoglie.   Inserita in un’area naturale protetta, è attrezzata con giochi per bambini, spazi per pic-nic: l’occorrente per trascorrervi una giornata immersi nella natura e nella semplicità.  

Protetta dalla grande voliera si trova anche la Farfalla Aurora dell’Etna, endemica, a rischio di estinzione causata dai continui cambiamenti  dell’ambiente naturale. Una macchia arancione sulle sue ali ricorda il colore del sole al momento del suo sorgere, l’aurora appunto.  

Alla bellezza del luogo e alla possibilità di ammirare un patrimonio entomologico così vario, si unisce alla Casa delle Farfalle di Viagrande in provincia di Catania, e alla Butterfly Arc di Montegrotto Terme (in provincia di Padova), l’Associazione Amici della Terra, che ha promosso un progetto di ricerca scientifica che gode della prestigiosa consulenza di Enzo Moretto (entomologo di fame internazionale) e della collaborazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dell’Università di Catania e dell’Uiza (Unione italiana zoo e acquari).  

Nel 1875 Salvatore Mirone, scrivendo la “Monografia storica dei comuni Nicolosi, Trecastagni, Pedara e Viagrande”, attribuisce tra le altre spiegazioni, alla cittadina etnea il nome di Viagrande per via dell’antica strada che conduceva a Messina.    La città di Viagrande fu partecipe dei moti garibaldini e nel 1860 alcune giovani “camicie rosse” contribuirono alla liberazione di Catania. Al generale Garibaldi arrivarono in dono da parte del popolo viagrandese “quindici quintali di paste, ventisei salme di vino, ed una cassa ben fornita di filacce e fasce” e l’eroe dei due mondi non tardò a ringraziare ufficialmente la popolazione con un messaggio ancora oggi conservato nella sede del Comune: “Comando Militare dell’esercito nazionale – Messina lì 4 agosto 1860 – Un saluto di cuore ai bravi cittadini di Viagrande – manda – Giuseppe Garibaldi”.  

Già nel 1574 si hanno notizie della chiesa madre di Viagrande, dedicata alla Madonna dell’Idria i cui lavori di ampliamento terminarono  nel 1687. Nel 1693 fu il terremoto che distrusse gran parte dei monumenti e delle case della Sicilia sud-orientale che ridusse la chiesa a un mucchio di macerie. Sorse nuovamente, ma nel luogo in cui si trova oggi, nella piazza San Mauro. La pietra lavica domina la sua architettura conferendole un aspetto particolarmente singolare.   La piazza in cui si trova, San Mauro, è dedicata al patrono della città. Santo del VI secolo, abate benedettino. Scelto come patrono della comunità dalla seconda metà del XVII secolo – come scrive ancora una volta Salvatore Mirone (1875) – per indirizzo di un cristiano sofferente di gotta che, insieme ad altri, duecento anni prima aveva avuto concesso miracoli grazie alla sua intercessione presso il Signore Iddio.  

Nacque così un’infinita devozione che trova il suo momento celebrativo nell’annuale festa di San Mauro. Suono gioioso di campane  e diversi colpi di cannone, alle ore 7 del mattino, annunciano ogni giornata di celebrazione che ha inizio il primo gennaio. In segno di festa vengono liberate delle colorate mongolfiere a cui segue lo spostamento del fercolo dalla Casa ‘a vara, dietro la Chiesa antica presso la chiesa madre ad opera dei fedeli e seguita dalla banda musicale.  

Ogni sera, dal 6 al 14 gennaio la novena di preparazione viene recitata con la coroncina del Rosario e con la celebrazione di una messa ad opera di un predicatore che per i nove giorni farà da guida spirituale. Il 14, cioè alla vigilia della ricorrenza della festività, si svolge la tradizionale fiera del bestiame, degli attrezzi agricoli, di piante e fiori che vanta il primato di essere la prima fiera del bestiame che si svolge ogni anno nella provincia di Catania.   Saranno diverse le bande musicali che sfileranno per il paese riempendo di suoni e di solennità le strade cittadine per riunirsi nella piazza San Mauro, a sera, per un concerto sinfonico. Nel pomeriggio, alle ore 16, il lancio di bombe di tiro da parte dei fuochisti e alle 17,30 l’offerta di ceste di ceri e fiori all’altare da parte di comuni cittadini e di rappresentanti delle istituzioni.  

La celebrazione di una messa solenne precede la processione del braccio reliquiario di San Mauro per le vie del paese, cerimonia molto sentita e alla quale partecipano tutte le confraternite dei paesi confinanti e, se per motivi meteorologici non avviene la sera del 14 la processione della reliquia, il giorno 15 non verrà fatto il giro del Santo per il paese.  

Il canto dei vespri ad opera della corale della parrocchia, precede l’apertura della cameretta in cui il santo viene conservato durante tutto l’anno, mentre i fazzoletti bianchi dei fedeli sventolano nelle invocazioni a San Mauro. Benedetta e risistemata la reliquia ai piedi del santo, la cameretta viene richiusa.   Terminata la parte “sacra” della festa, è il momento in cui si accendono i giochi pirotecnici in una fantasia di rivalità tra fazioni, o partiti, dei quartieri situati in opposte direzioni.   In un crescendo di scoppiettii, di evviva, di spari di mortaretti e quant’altro, le lodi al patrono vengono innalzate e fanno da sottofondo ai rumori e agli scoppi. A poco a poco la folla si va spostando verso la campagna dove i giochi pirotecnici assumeranno dimensioni maggiori e più spettacolari.  

Finalmente arriva il sospirato giorno 15 e nella piazza e per la via più vicina, trovano posto le bancarelle dei venditori ambulanti in attesa delle 10.30, ora in cui avverrà la “svelata” ancora una volta, tra lo sventolio dei fazzoletti bianchi.   Prelevato dalla cammaredda (cameretta) il santo viene portato a spalla verso l’altare maggiore su cui il simulacro del santo viene sollevato con un particolare attrezzo. Un antico canto accompagna la celebrazione del solenne pontificale. Al termine della messa cantata, il simulacro è posto sul fercolo che viene tirato dai devoti tramite due lunghe corde e, alle 13 in punto, come ogni anno, uscirà solennemente dalla porta della chiesa.   Sventolio di fazzoletti bianchi e fragorosi giochi pirotecnici accompagnano il momento solenne mentre, durante il suo percorso, un angelo di legno è fatto scendere da un baldacchino recando in mano fiori e denaro in dono al santo.  

Tra una successiva benedizione della reliquia e un giro per le strade e piazze del paese, ripassando dalla piazza San Mauro, si assiste ad un’altra “calata dell’angelo” per terminare dopo dieci ore di estenuante camminamento nuovamente nella sua cameretta.   Il 16 gennaio il rapporto con il santo e i devoti assume un aspetto di maggiore intimità. La messa e concerti corali precedono la chiusura del santo nella cammaredda.   Il 22 gennaio si concludono i festeggiamenti con la celebrazione di tre messe e con il giro della banda musicale. Il simulacro verrà portato tutto intorno alla piazza e, al ritorno in chiesa, verrà poggiato sull’altare. Sarà la benedizione col braccio reliquiario e la definitiva chiusura nella cameretta a terminare l’ultimo atto di questa straordinaria festa religiosa.   L’ultima immagine sarà l’ennesimo sventolio di fazzoletti bianchi.


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