Agnone (Ph Konstantinos Papaioannou da Dreamstime.com)

L’immensa emigrazione italiana nel mondo nell’arco di circa venticinque anni, a partire dalla seconda metà del 1800,  ha più che dimezzato la popolazione dell’epoca, col risultato che oggi oltre le Alpi vive una seconda Italia, quella ciociara di emigrazione è stata la prima, già dalle ultime decadi del 1700, ad abbandonare la propria terra per fame e miseria.

I luoghi di partenza furono le località appollaiate sui monti che fanno corona alla Valcomino, una già all’epoca quasi sconosciuta enclave di Alta Terra di Lavoro, al di qua e al di là delle Mainarde, terre aride e pietrose, nomi che suscitano nostalgia e rimpianto e dolore: Cerasuolo, Mennella, Cardito, San Biagio Saracinisco e poi San Giuseppe, San Gennaro, Immoglie, Serre frazioni di Picinisco, poi Vallegrande, Agnone, Atina, Montattico, Mortale…luoghi magici della emigrazione italiana anche se orribilmente tenuti in disparte o ignorati: patrie degli artisti girovaghi e dei nomadi, degli addomesticatori di cani e di scimmie, anche di qualche povero orso marsicano, col pappagallo o suonatori ambulanti di piffero, di organetto, anche di zampogna, intrecciatori di vimini, arrotini, piattari… una umanità intrepida, determinata, pronta ad ogni sacrificio e sofferenza pur di approdare in porti più propizi e liberi.

Le mete furono le Paludi Pontine, Roma e l’Oltralpe: Parigi, Londra, Scozia. Naturalmente quella ciociara, di emigrazione, rappresenta una piccola nicchia nel contesto di quella che sarà qualche anno più tardi una autentica diaspora nazionale: si dimentica sistematicamente che sebbene un piccolo nucleo,  i ciociari sono stati gli avamposti a mettere piede nelle città europee e a costituire le aggregazioni  e i raggruppamenti   sociali originari.

Alle prime decadi del 1800 sono documentati numerosi a Parigi, Londra e in Iscozia e in molta parte integrati: un libro, una epopea della emigrazione ciociara, che aspetta ancora il suo vate e il suo cantore! E poi la tragica e spietata tratta dei bimbi, anche ora quelli ciociari della Valcomino tristemente all’avamposto, già inizi 1800, derelitti per le vie di Londra, il primo tristissimo spettacolo presentatosi agli occhi  di Giuseppe Mazzini, esule in quella città, già agli anni ’30 dell’Ottocento. Tutto, dalla Valcomino, all’epoca luogo di massima sofferenza e di abbiezione ma anche, quale contrappasso!  di  bellezza e di grazia dei suoi figli, binomio sicuramente non riscontrabile da nessuna parte di tale intensità.

E’ motivo a dir poco, perciò, di imbarazzo dover costatare che di questo episodio della Storia che rinveniamo registrato nelle vicende di alcuni paesi europei per almeno centocinquantanni, non si veda in giro, in tutta la Ciociaria Storica, alcun documento e ricordo a memoria, come pure nessuna menzione e ricordo nelle scuole e nelle istituzioni e, disgraziatamente, non è che ignorando i fatti che se ne impedisce il ripetersi.

E consegue che i ciociari all’estero, pur una piccolissima nicchia nel contesto della emigrazione nazionale, è semplicemente incredibile di quanti e quali successi sono e sono stati portatori e promotori tanto da poter sostenere, stando ai fatti, che ne sono stati e ne sono tuttora, la punta di diamante  e la bandiera. Per una succinta  citazione di esempi, ci soffermiamo solo alla Scozia, questa splendida regione di montagne, di laghi e di foreste al Nord del Regno Unito.

Qui i primi ciociari arrivarono a piedi, dopo mesi di cammino e lunga e penosa fu la loro integrazione nel nuovo tessuto umano e sociale: a parte le normali attività lavorative, qualcuno di loro, memore  sicuramente anche di esperienza analoga vissuta a Londra, che a quell’epoca era pur sempre il nucleo e fulcro di abbrivio delle dislocazioni, iniziò a guardarsi attorno e a intraprendere quindi una attività che in quei luoghi in particolare, avrebbe immediatamente scoraggiato ognuno: la produzione e il commercio  del gelato sia, in prevalenza, con carrettini   a livello ambulante, per le strade, e sia in locali appositi di ristorazione: il gelato fino ad allora era riserva delle classi abbienti e sconosciuto alle altre: il coraggioso precursore a poco a poco ebbe sempre più seguaci ed è avvenuto che grazie ai ciociari gradualmente se ne diffuse l’uso e consumo col risultato che oggi in tutta la Scozia tutte le gelaterie e altri locali di somministrazione come pure tutti i furgoni e camionette che si vedono in giro davanti alle scuole o nei luoghi di ritrovo e nei campi sportivi e analoghi, in qualsiasi stagione dell’anno, recano ben evidenti i nomi ben noti dei ciociari.

Altro loro settore di successo  è stato quello della diffusione delle friggitorie o di ristoranti di fish & chips, pesce e patate. Nella zona ancora più a Nord, nel Fife, a Perth, a Dundee, oltre a quanto descritto, si scopre che una delle attività di svago e di passatempo della popolazione più seguiti, credo addirittura inventata in questi luoghi,  il bingo, è gestito in massima parte da alcuni intraprendenti ciociari di Atina e di Villalatina che vi hanno impiantato una struttura  di molte decine di immense sale di giuoco e numerosi alberghi.
Ma la nicchia ciociara scozzese, sempre per rimanere solo qui, ha dato e continua a dare non solo commercianti e imprenditori ma anche professionisti, artisti, pittori, calciatori,  pugilatori….

Limitandoci a Glasgow e Edimburgo, le città principali, numerosi ormai sono gli studi di avvocati e di medici e di altri professionisti dalle origini  chiaramente ciociare, senza menzionare le attività commerciali e quelle di ristorazione:  i nomi ricorrenti dovunque nella Regione  sono Caira, Visocchi, Capaldi, Pelosi, Panetta, Coia, Di Ciacca, Crolla, de Marco, Mancini, Colarossi…in prevalenza della Valcomino ma anche del Cassinate: Alberto Morrocco (ma Marrocco), Edoardo Paolozzi, Richard  De Marco, Jack Vettriano ( ma Vettraino) artisti pittori di respiro nazionale e internazionale; Armando Iannucci attore di televisione noto in tutto il Paese quale comico e regista e attore; Peter Capaldi anche lui famoso a livello nazionale quale attore e regista; i fratelli Tomasso, crema degli antiquari del Regno Unito. Non pochi scozzesi-ciociari sono presenti nella pubblica amministrazione e nella scuola. La prova della integrazione  della presenza ciociara in Iscozia in ogni aspetto della società è data a mio avviso da Mons. Philip Tartaglia, arcivescovo di Glasgow, anche lui di  ascendenze  ciociare piciniscane.


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