“Santa Lucia, luntana ‘a te, quanta malincunia! Se gira ‘o munno sano, se va a cerca’ fortuna, ma quanno sponta ‘a luna, luntana a Napule nun se po’ sta!”.
 
 È la strofa della canzone Santa Lucia, scritta da E.A. Mario nel 1919, che decantava tutta la malinconia degli emigranti napoletani in partenza dal molo Beverello alla ricerca di un nuovo avvenire. 
 
Dopo 95 anni, la storia si ripete, solo che al posto degli affollati bastimenti, oggi gli emigranti napoletani viaggiano su comodi aerei low cost. Nel 1600, Napoli era più popolosa di Londra e Parigi e rappresentava il cuore dell’economia e della cultura in Europa mentre oggi, per la prima volta dopo il 1951, la città tocca i 959.052 mila abitanti (fonte: Istituto Nazionale di Statistica, rilevata al 01/01/13). 
 Il nonno di Bill de Blasio portò a New York abiti di sartoria italiana

 Il nonno di Bill de Blasio portò a New York abiti di sartoria italiana

Negli ultimi anni, il fenomeno dell’emigrazione in Italia è cresciuto a dismisura e molti hanno deciso coraggiosamente di ripercorrere la strada dei loro nonni. A gennaio 2013, gli iscritti al Registro dei residenti all’estero (A.I.R.E.) sono stati più di quattro milioni. Le motivazioni sono diverse. C’è chi parte per cercare un lavoro e chi inseguendo un sogno professionale. 
 
Di tutte le mete, quella preferita è l’Europa, più precisamente: Regno Unito, Francia, Germania e Svizzera, ma il sogno rimane sempre l’America. 
 
L’identikit dell’emigrante è una persona di età compresa tra i 35 ai 49 anni, non sposato, diplomato o laureato, con un forte spirito di sacrificio. I residenti all’estero non amano definirsi “cervelli in fuga”, ma si ritengono “talenti capaci di scegliere”. Secondo alcuni studi statistici, sono quasi 2,3 milioni gli emigrati che partono dal sud Italia, circa 662 mila dal centro della Penisola, mentre sono circa 1,39 milioni quelli che provengono dal nord. 
 
Quanti napoletani osservano la propria città da lontano, nutrono malinconia per la terra natia, che ha dato loro tanto con la sua arte, tradizione ed il suo irresistibile fascino? Napoli è una città che inventa e sa inventarsi continuamente. Questa indiscussa capacità è testimoniata dal suo popolo all’estero con il suo estro e la sua creatività. 
 
Chi vive fuori, sente Napoli dentro perché conserva nella mente i ricordi delle giornate di stagione trascorse tra i vicoli, i sapori, gli amori, le amicizie, i giochi, le speranze, le paure e le difficoltà della propria terra. È difficile trovare altrove, impiantato in un centro densamente abitato, un immenso vulcano simbolo di un’energia e un dinamismo esplosivo unico, trasmesso nel sistema circolatorio dei suoi abitanti. 
 
Chi non ha mai sentito l’esigenza di assaporare una calda pizza fumante, di sorseggiare un caffè espresso servito al bancone, di vestire almeno una volta abiti sartoriali di pregevole manifattura? Da queste esigenze sono nate all’estero migliaia di attività imprenditoriali made in Naples che oggi, come in passato, riscuotono notevole successo nel mondo. 
 
Emblema dell’emigrazione italiana è Bill De Blasio. Dal primo gennaio 2013 è il quarto sindaco italoamericano di New York grazie ad una campagna elettorale improntata su come far pagare più tasse ai ricchi per finanziare il salario minimo e gli asili nido. 
 
De Blasio, 52 anni, corporatura piazzata e sorriso smagliante, conosce perfettamente l’italiano e non perde occasione per far risaltare le sue origini beneventane. I nonni, originari di Sant’Agata De Goti, travolti dalla grande crisi dei primi anni del ‘900, si trasferirono in America nella speranza di un futuro migliore. Forse le idee progressiste del neo sindaco newyorkese derivano da quelle del nonno Giovanni il quale, nel 1920, fotografava gli abiti delle grandi sartorie italiane per riprodurli in America riscuotendo un forte successo. 
 
Cambiano le tendenze, ma rimangono le tradizioni, tramandate da padre in figlio che spesso creano opportunità di lavoro dove la cultura, la tradizione e le lavorazioni tipiche campane vengono ricercate e diventano sinonimo di qualità. 
 
Essere napoletani, non vuol dire solo abitare la città, ma conservare alcune doti innate convertendole in idee progressiste ed innovative. Ed è questa la sfida che Napoli ha sempre affrontato e sempre vinto.

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