Immersi tra i boschi silani, un “arcipelago forestale” per la ricca biodiversità (Ph© Wirestock | Dreamstime.com)

Nei boschi cosentini, sull’altopiano calabrese della Sila, tra radure, acquitrini, selciati fangosi e declivi collinari, per la prima volta osservo il mondo da un’altra prospettiva: in sella a un cavallo. È come essere in cima al mondo, dove il gorgoglio dell’acqua di fonte plasmata all’inimitabile sinfonia di zoccoli e nitriti, diventa un contagioso linguaggio universale. Una danza agreste, connubio tra uomo e animale,sodalizio millenario tra creatura equina e umana.

Lasciata la costa ionica e il mare cristallino di Schiavonea nel Cosentino, la strada per raggiungere la Sila è tutta un tornante in continua salita. Dagli scogli alla montagna in neanche due ore. La Calabria è così.
Attraversata Corigliano Calabro, scalo e l’antico centro storico, ritrovo lo spettacolare panorama lacustre del lago di Cecita, quindi arrivo a Camigliatello Silano (1300 metri s.l.m.), una delle più note località turistiche calabresi, molto frequentata sia d’estate che d’inverno, grazie a impianti di risalita per sciare. Fatto tappa nei recinti faunistici del Parco della Sila, e assaggiate le specialità tipiche montane, la meta finale del mio viaggio è anche quella più attesa: la mia prima passeggiata a cavallo in un maneggio di Croce di Magara, frazione del comune di Spezzano della Sila (800 metri s.l.m.).

Uscito dalla macchina, un verace odore mi avvolge. Adesso si fa sul serio. Tre gli itinerari possibili: il più semplice è “Tra i giganti della Sila” tra boschi misti di faggio e pino, si arriva nei pressi della riserva protetta dei giganti della Sila; poi ci sono “passeggiata del fiume Neto” e il più impegnativo percorso della “Passeggiata delle vette”.

Con esperienza zero alle spalle, scelgo il primo e mi viene indicata la mia compagna di viaggio. Faccio così la conoscenza di “Vanitosa”, un magnifico esemplare dal colorito castano chiaro. Salito un po’ goffamente in sella, percepisco subito la potenza dell’animale. Mi istruiscono su cosa tenere con le due mani le briglie con la sinistra, la sella con la destra), poi la guida dà un comando e s’inizia a trottare. I primi metri sono i peggiori. Sono rigido e per niente rilassato. Non mi piace avere i piedi stretti nelle staffe. Vorrei già saper cavalcare e partire a tutta velocità. La realtà è molto diversa. Esco dalla stalla. Dopo un paio di minuti passati sulla strada, si prende il sentiero sulla sinistra per entrare nel bosco. Vanitosa fa un po’ di testa sua, deviando per un tracciato laterale. La sua iniziativa non mi mette troppo di buonumore, poi però riprende la strada e continuiamo insieme al gruppo. Minuto dopo minuto, inizio a prendere più confidenza con l’animale. L’emozione più grande la vivo però dinnanzi a un ruscello. Mi sento un transumante in miniatura, mentre l’impatto degli zoccoli nell’acqua spedisce nell’anima (e sulle braccia) cartoline immortali di semplici gocce. Il sole picchia ma nel bosco le ampie chiome arboree di pini e faggi rendono il tragitto una sfilata nel paradiso terrestre.

Ogni tanto, l’esperto horse-man che segue la comitiva, parte con un piccolo richiamo vocale, e la “bestiola” inizia ad accelerare il passo, trottando in modo deciso. La prima volta mi fa pompare il cuore a mille. La seconda, mi fa sorridere. Alla terza, allento i muscoli e lascio che il cavallo faccia quello che sa fare. Le cosce intanto cominciano ad accusare qualche dolorino, ma è come non sentirlo. Sono lassù. Più vicino al sole e alle nuvole. Dopo quasi tre quarti d’ora abbondanti, Vanitosa, come tutti gli altri cavalli, ha un languorino allo stomaco e si ferma a mangiucchiare. Mentre lei si gode il suo spuntino, ne approfitto per godermi il panorama mozzafiato di questo spazio protetto della Sila, la prima riserva in Europa per numero di piante secolari. Quando riprendo il percorso, sono di nuovo sulla strada e mi scopro a parlare alla mia amica equina, tranquillizzandola sulla fastidiosa presenza di qualche automezzo. Eccomi di nuovo al maneggio. Non faccio in tempo a scendere che già guardo con nostalgia quanto appena vissuto. Un sogno si è appena guadagnato la prima pagina dei miei pensieri.
Nell’accarezzare il muso di Vanitosa, dalla mia riguadagnata postazione bipede, le confido “BonJoviananamente” di non essere mai stato una rock star ricercata viva o morta (I’m a cowboy/ On a steel horse I ride/ I’m wanted (wanted), dead or alive… cantava il rocker del New Jersey nella celebre ballata Wanted Dead or Alive). Saluto la mia compagna di viaggio. Adesso so che la mia strada ricomincerà solo quando sarò di nuovo lassù.


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